Ti sarà capitato di sentire innumerevoli volte: “Il tempo di un caffè”, “un caffè al volo” oppure “dobbiamo prendere un caffè espresso insieme una volta di queste!”
Queste sono solo alcune delle frasi di uso comune che riflettono quanto questa bevanda energizzante a base di caffè macinato sia parte integrante della quotidianità e della cultura di noi italiani. Una bevanda che ti scandisce il tempo, che serve come pretesto per darsi appuntamento, o che ha perfino dato il nome ad un locale: infatti il bar è anche comunemente detto “caffè”.
Quella che oggi è una bevanda così diffusa e apprezzata ha una storia molto ricca e interessante. Sebbene molte persone credano che la pianta del caffè, la Coffea, sia nata in Brasile, le sue origini sono completamente diverse.
Le proprietà energizzanti del caffè vennero scoperte nel XV secolo nella Penisola Arabica, dove, in breve tempo, divenne la bevanda tipica dei locali pubblici.
Raggiunse l’Europa nel XVII, dove cominciò ad essere apprezzata a tal punto da adibire dei veri e propri locali al consumo di caffè, le caffetterie e i bar. Solo a Londra, intorno agli anni ‘50 del diciassettesimo secolo, si potevano contare 300 caffetterie.
In seguito, venne esportato in America Centrale e in Sudamerica. Il Brasile, quindi, è divenuto nel tempo il più grande produttore al mondo, accaparrandosi una quota di oltre il 30% della produzione mondiale.
L’estratto conosciuto come espresso è il risultato di una serie di invenzioni che hanno totalmente cambiato il sistema di bere il caffè. Nei primi bar, veniva servita una bevanda più acquosa e amara che, nel tempo e grazie all’invenzione del sistema di estrazione a vapore, venne sostituita dal caffè espresso.
Scopriamo insieme la storia del caffè espresso.
Quando arriva l’usanza del caffè in Europa?
La bevanda fece presto il giro del mondo grazie ai pellegrini che visitavano la Mecca, conquistando anche il continente europeo.
La cultura del caffè espresso è quindi qualcosa che ci riguarda da tanto tempo, benché solo in pochi sappiano come venisse preparato l’espresso italiano alle sue origini, prima del XIX secolo. Per il suo arrivo in Europa bisogna attendere la guerra turco-prussiana. La sua prima apparizione è alla fine del ‘600 in Austria.
Inizialmente, quindi, il caffè veniva preparato “alla turca”, il sistema con cui si estraeva la bevanda nei locali, le famose e rinomate Scuole dei saggi.
Quando nasce la cultura del caffè in Italia?
Per l’arrivo in Italia dobbiamo aspettare un secolo in più, quando sbarca a Venezia, città portuale dalle forti caratteristiche internazionali. La Chiesa inizialmente osteggiava la bevanda, perché le sue proprietà energizzanti non erano viste di buon occhio, ed erano addirittura associate al diavolo.
Questa demonizzazione passò rapidamente, e la bevanda si impose da noi come nel resto dei paesi, diventando prediletta anzitutto da figure artistiche che trovavano nei caffè luoghi d’incontro per discussioni culturali e letterarie.
A sdoganare il caffè fu papa Clemente VIII che, dopo aver assaggiato la bevanda ne apprezzò talmente il gusto da dare la sua approvazione.
La diffusione del caffè nel resto d’Europa
Durante il XVII, sorsero moltissime caffetterie a Londra, in Austria, In Francia in Germania e in Olanda. In poco tempo, l’estratto a base di miscela arabica soppiantò le bevande alcoliche, sostituendole quasi completamente durante la colazione.
La richiesta cospicua di chicchi di caffè portò a diversi tentativi di esportare la produzione al di fuori della Penisola Arabica.
Gli olandesi riuscirono ad avviare piantagioni proficue in Indonesia, dando vita alla varietà robusta dell’Isola di Giava e Sumatra.
Il commercio del caffè, quindi, non solo si incrementò ma si trasformò in un’industria prospera e proficua, tanto da entrare tra le esportazioni più importanti al mondo.
Nel XVIII secolo il caffè conquista le Americhe
Al contrario di quanto si creda comunemente, il caffè, quindi, non ebbe origine in America. Le piantagioni di caffè in America Centrale e Sudamerica sono sorte in seguito alla diffusione della pianta di Coffea, prima nell’Isola di Martinica, poi nel resto dei Caraibi.
L’arrivo in Martinica avvenne nel 1723, anno in cui una pianta venne affidata ad un marinaio dal re di Francia.
Nonostante si pensi che il Brasile sia la patria della bevanda più consumata al mondo, la storia è differente. La moglie del governatore della Guyana francese donò di nascosto dei semi di caffè ad un rappresentante dell’imperatore del Brasile, da cui nacque l’industria che conosciamo oggi.
E da quando possiamo cominciare a parlare di caffè “espresso”?
Da quando possiamo cominciare a parlare di caffè espresso italiano per come lo conosciamo al giorno d’oggi?
“Espresso” significa fatto immediatamente, ed è apparso come metodo per ridurre i tempi di preparazione della preziosa bevanda nei locali pubblici, per rispondere ai ritmi sempre più veloci del vivere metropolitano, ma lasciando comunque il ritaglio di tempo per questa pausa che quindi era già diventata tradizione difficile da abbandonare.
La prima bevanda estratta dal caffè sul momento risale alla fine del ‘900, ma non si utilizza ancora il vapore durante il processo. La definizione di caffè espresso, infatti, si riferisce ad una bevanda estratta da caffè macinato e pressato che viene attraversato da acqua calda.
La prima macchina da caffè con funzionamento a vapore è stata inventata da un italiano
È del 1855 la prima macchina da caffè espresso, presentata in Francia, ma è solo nel 1901 che l’ingegnere milanese Luigi Bezzera introduce la prima macchina da caffè con funzionamento a vapore, che si avvicina quindi a quella che siamo abituati oggi a vedere nei bar. Questo brevetto è fondamentale perché spalanca le porte alle innovazioni nell’immediato futuro: comincia un circolo virtuoso che si combatte a colpi di brevetti. La battaglia ci vede molto coinvolti come italiani, con molte aziende, architetti e ingegneri che dedicheranno il loro genio per migliorare il modo di preparare il caffè.
Il primo brevetto di Bezzera porta a nuovi geniali brevetti
Infatti, non siamo ancora arrivati all’espresso esattamente come lo conosciamo al giorno d’oggi: la tanto adorata bevanda si perfeziona nel 1948 con il barista milanese Achille Gaggia, che introduce l’estrazione a pressione dei preziosi chicchi.
Questa nuova tecnica è fondamentale per la storia del caffè espresso, perché permette finalmente di ottenere la bevanda in una forma ancora più concentrata, quindi anche più aromatica, e che diventa famosa per la sua cremosità e compattezza.
Tuttavia, prima di quel momento, la produzione in serie era già cominciata, basata su una macchina espresso verticale, riscaldata e mantenuta in pressione da un fornello a gas.
Eccoci finalmente arrivati al caffè espresso come lo conosciamo noi
Dopo l’invenzione di Achille Gaggia cominciano a fioccare brevetti per nuovi modelli di macchine da caffè professionali.
Da questo momento comincia una crescita in brevetti importante, che vede gli anni ’40 e ’50 come quelli in cui le grandi aziende cominciano a produrre modelli sempre più accessibili al grande pubblico.
Fino ad arrivare al giorno d’oggi, in cui per potersi gustare un caffè espresso fatto a regola d’arte non è nemmeno più necessario andare in un bar. Esistono modelli di macchine da caffè domestiche, come quelle Pontevecchio, che producono espressi e cappuccini di livello anche superiore rispetto a quello che si riesce a trovare nel bar. Questo perché alla metodologia tecnicamente perfetta che già la macchina mette a disposizione si aggiunge la scelta del macinato o dei chicchi di caffè preferiti.
Avere in casa propria o nel proprio bar/hotel una macchina che riesce a produrre la bevanda che è diventata emblema del made in italy, non è solo una forma di benessere quotidiano, ritagliato nei preziosi momenti di pausa, con la ritualità che preferisci, ma nel caso delle macchine a leva Pontevecchio è anche un modo per arredare con stile la propria cucina.
La lavorazione attenta e la progettazione innovativa fanno sì che siano prodotti durevoli, belli e soprattutto prestanti, che trovano posto con gusto e che ti accompagnano negli anni senza mai deludere le aspettative.
Informarsi è facile e puoi scegliere da una varietà di modelli che si differenziano per dimensioni e colorazioni, perfette per tutte le soluzioni domestiche e adatte sia per l’uso personale che per la condivisione con più persone, essendo capaci di produrre più bevande in sequenza, mantenendo inalterati aromi e qualità.
Amare il caffè espresso significa conoscerne la storia, apprezzare come si sia arrivati al giorno d’oggi a poter avere in casa propria una macchina professionale e performante come quelle Pontevecchio, per poter rivivere quella storia ogni giorno, ristretta in una tazzina profumata.