Ti sarà capitato di sentire innumerevoli volte: “Il tempo di un caffè”, “un caffè al volo” oppure “dobbiamo prendere un caffè insieme una volta di queste!”
Queste sono solo alcune delle frasi di uso comune che riflettono quanto questa bevanda energizzante a base di caffè macinato sia parte integrante della quotidianità e della cultura di noi italiani. Una bevanda che ti scandisce il tempo, che serve come pretesto per darsi appuntamento, o che ha perfino dato il nome ad un locale: infatti il bar è anche comunemente detto “caffè”.
Quando arriva l’usanza del caffè in Europa?
La cultura del caffè è quindi qualcosa che ci riguarda da tanto tempo, infatti solo in pochi sanno come veniva preparato l’espresso italiano alle sue origini, prima del XIX secolo. Per il suo arrivo in Europa bisogna attendere la guerra turco-prussiana. La sua prima apparizione è alla fine del ‘600 in Austria.
Inizialmente, quindi, il caffè veniva preparato “alla turca”, dove già c’era la consuetudine di incontrarsi in locali per condividere discussioni d’affari – e non solo – davanti a questa bevanda.
Quando nasce la cultura del caffè in Italia?
Per l’arrivo in Italia dobbiamo aspettare un secolo in più, sbarca a Venezia, città portuale che aveva forti caratteristiche internazionali. La Chiesa inizialmente osteggiava la bevanda, perché le sue proprietà energizzanti non erano viste di buon occhio, ed erano addirittura associate al diavolo.

Questa demonizzazione passa rapidamente, e la bevanda si impone da noi come nel resto dei paesi, diventando prediletta anzitutto da figure artistiche che trovavano nei caffè luoghi d’incontro per discussioni culturali e letterarie.
E da quando possiamo cominciare a parlare di caffè “espresso”?
Da quando possiamo cominciare a parlare di caffè espresso italiano per come lo conosciamo al giorno d’oggi? “Espresso” significa fatto immediatamente, ed è apparso come metodo per ridurre i tempi di preparazione della preziosa bevanda nei locali pubblici, per rispondere ai ritmi sempre più veloci del vivere metropolitano, ma lasciando comunque il ritaglio di tempo per questa pausa che quindi era già diventata tradizione difficile da abbandonare.
La prima macchina da caffè con funzionamento a vapore è stata inventata da un italiano.
È del 1855 la prima macchina da caffè espresso, presentata in Francia, ma è solo nel 1901 che l’ingegnere milanese Luigi Bezzera introduce la prima macchina da caffè con funzionamento a vapore, che si avvicina quindi a quella a cui siamo abituati oggi a vedere nei bar. Questo brevetto è fondamentale perché spalanca le porte alle innovazioni nell’immediato futuro: comincia un circolo virtuoso che si combatte a colpi di brevetti. Questa battaglia ci vede molto coinvolti come italiani, con molte aziende, architetti e ingegneri che dedicheranno il loro genio per migliorare il modo di preparare il caffè.

Il primo brevetto di Bezzera porta a nuovi geniali brevetti.
Infatti, non siamo ancora arrivati all’espresso esattamente come lo conosciamo al giorno d’oggi: la tanto adorata bevanda si perfeziona nel 1948 con il barista milanese Achille Gaggia, che introduce l’estrazione a pressione dei preziosi chicchi. Questa nuova tecnica è fondamentale per la storia del caffè espresso, perché permette finalmente di ottenere la bevanda in una forma ancora più concentrata, quindi anche più aromatica, e che diventa famosa per la sua cremosità e compattezza.

Eccoci finalmente arrivati al caffè espresso come lo conosciamo noi.
Dopo l’invenzione di Achille Gaggia cominciano a fioccare brevetti per nuovi modelli di macchine da caffè professionali.
Da questo momento comincia una crescita in brevetti importante, che vede gli anni ’40 e ’50 come quelli in cui le grandi aziende cominciano a produrre modelli sempre più accessibili al grande pubblico.
Fino ad arrivare al giorno d’oggi, in cui per potersi gustare un caffè espresso fatto a regola d’arte non è nemmeno più necessario andare in un bar. Esistono modelli di macchine da caffè domestiche, come quelle Pontevecchio, che producono espressi e cappuccini di livello anche superiore rispetto a quello che si riesce a trovare nel bar. Questo perché alla metodologia tecnicamente perfetta che già la macchina mette a disposizione si aggiunge la scelta del macinato o dei chicchi di caffè preferiti.
Avere in casa propria o nel proprio bar/hotel una macchina che riesce a produrre la bevanda che è diventata emblema del made in italy, non è solo una forma di benessere quotidiano, ritagliato nei preziosi momenti di pausa, con la ritualità che preferisci, ma nel caso delle macchine a leva Pontevecchio è anche un modo per arredare con stile la propria cucina.
La lavorazione attenta e la progettazione innovativa fanno sì che siano prodotti durevoli, belli e sopratutto prestanti, che trovano posto con gusto e che ti accompagnano negli anni senza mai deludere le aspettative.
Informarsi è facile e puoi scegliere da una varietà di modelli che si differenziano per dimensioni e colorazioni, perfette per tutte le soluzioni domestiche e adatte sia per l’uso personale che per la condivisione con più persone, essendo capaci di produrre più bevande in sequenza, mantenendo inalterati aromi e qualità.
Amare il caffè significa conoscerne la storia, apprezzare come si sia arrivati al giorno d’oggi a poter avere in casa propria una macchina professionale e performante come quelle Pontevecchio, per poter rivivere quella storia ogni giorno, ristretta in una tazzina profumata.