Ristretto, espresso, al vetro, in tazza grande, macchiato o schiumato, ci sono moltissimi modi per ordinare un caffè al bar.
Ma qual è il vero caffè italiano?
Sembra una domanda strana da fare a chi si occupa da sempre di produrre macchine da caffè.
Tuttavia, il caffè italiano è un concetto che non si può collegare ad una bevanda ben precisa.
Il nostro paese si è evoluto negli anni e conserva moltissime tradizioni che fanno parte di un bagaglio culturale di usi e costumi, tramandati nel corso dei secoli.
In ogni luogo, quindi, anche il caffè ha preso caratteristiche ben precise, in base al clima, alle abitudini di consumo, al modo di vivere la socialità.
La storia del caffè espresso, ha avuto inizio molto lontano dall’Italia e ha raggiunto le nostre coste solo intorno alla fine del ‘500, grazie ai commerci con l’estero.
I primi ad importare i chicchi di caffè furono i veneziani che avviarono anche le prime botteghe per la vendita del caffè.
Tuttavia, al nostro paese va il grande vanto di aver perfezionato i processi di tostatura che conferiscono ai chicchi le caratteristiche organolettiche in grado di rendere la bevanda così gradevole e gustosa.
Oltre alla torrefazione, l’Italia ha saputo inventare due sistemi di percolazione ancora utilizzati: la Moka tradizionale e la macchina per la preparazione dell’espresso.
La Moka, formata da due parti in acciaio che si avvitano tra loro, è uno degli accessori da cucina più diffuso nelle nostre case.
La macchina da caffè professionale è lo strumento principe nei bar, nelle caffetterie e nei locali di tutta la penisola.
Grazie a questo strumento, inventato nel ‘900, ancora oggi è possibile degustare l’espresso come tutti lo conosciamo: cremoso, denso, dal sapore ricco e corposo.
Basta tirare la leva e in pochi istanti l’espresso è servito, senza attese.
Qual è il vero caffè italiano?
Girando per il mondo si sono diffusi moltissimi sistemi per estrarre il caffè, ognuno con la particolarità e con un buon numero di estimatori.
Uno dei sistemi più utilizzati è la french press, con la quale è possibile ottenere una bevanda consistente, dal gusto deciso e inconfondibile.
Anche l’estrazione a freddo, la cold brew, è apprezzata perché restituisce un caffè gradevole e leggero.
Oltre a questi sistemi, sono molto conosciuti anche il caffè americano, in tazza grande e il caffè turco che è frutto di un vero rituale di preparazione.
Ma con tutte queste alternative, perché il caffè italiano viene considerato il miglior caffè al mondo?
La realtà è che il caffè italiano è molto più di una semplice bevanda, si tratta di un vero un simbolo.
È vero che la bevanda ha un gusto superiore, così come è innegabile che la preparazione richiede esperienza e maestria.
Tuttavia, la tazzina di espresso rappresenta lo stile di vita italiano, la condivisione, la bellezza delle nostre piazze, la vitalità dei nostri concittadini, la capacità di vivere con leggerezza e passione.
Il successo del nostro caffè nel mondo, quindi, è solo marginalmente legato alla maestria nella torrefazione o alla selezione della miscela.
L’espresso è una scelta, uno status symbol.
Anche all’estero vengono aperti moltissimi locali che decidono di servire il vero caffè italiano.

Questo posizionamento viene deciso con estrema cura, proprio per rivolgersi ad un mercato di nicchia, che ama distinguersi e uscire fuori dalle logiche commerciali che stanno prendendo il sopravvento, rendendo tutti simili e omologati.
L’espresso sì, ma quale?
Spesso quando si parla di espresso si tende a generalizzare, pensando che in ogni angolo del paese ci si riferisca allo stesso tipo di bevanda.
Tuttavia, l’Italia è molto variegata e le tradizioni cambiano moltissimo anche solo spostandosi di comune in comune.
E, se passando nel paese vicino, variano già diverse piccole cose, andando da Nord a Sud, si possono riscontrare profonde differenze nelle tonalità, nella consistenza, nelle caratteristiche di gusto e nella quantità di caffè nella tazza.
Per cui, quando, si viaggia, è importante essere pronti ad assaggiare diverse variazioni sul tema, senza pregiudizi o preconcetti.
L’importante è ricordare che il caffè racchiude l’esperienza, la storia, gli incontri, la cultura delle persone che lo preparano ed è frutto di un’evoluzione fatta nel tempo.
Oltre alla ricchezza culturale rappresentata dall’espresso, il caffè si presta anche a modalità di consumo estremamente diverse.
Trascorrendo qualche istante al bancone del bar è possibile cogliere una miriade di modi differenti per degustare la bibita: caffè marocchino, cappuccino, moccaccino, ristretto, schiumato, schiumato freddo, caffelatte, decaffeinato, caffè freddo, caffè ghiacciato, caffè salentino, caffè doppio.
Insomma, le varietà sono talmente tante che i nostri baristi meritano sul serio un riconoscimento speciale per la pazienza e per la capacità di azzeccare l’ordinazione al primo colpo!
Quindi, quando si parla di espresso, in realtà, non ci si può riferire ad una sola bevanda. Probabilmente l’unico elemento che accomuna la bevanda che chiamiamo espresso è la velocità del servizio e il consumo rapida che se ne fa, direttamente al bancone del bar.
L’invenzione nel bel paese
Il caffè fa parte della tradizione italiana fin dal 1683, anno in cui venne aperto il primo punto per la commercializzazione del caffè, a Venezia.
Sebbene nel nostro paese non esistano coltivazioni di caffè, già alla fine del sedicesimo secolo Venezia portava avanti la vendita del caffè.
Per diverso tempo, la Chiesa si oppose alla diffusione della bevanda che, solo dopo l’approvazione del papa Clemente VIII, iniziò a conquistare tutto il paese.
Da quel momento il caffè italiano entrò nella storia, divenendo un rito da consumare in tutti i luoghi d’incontro, dalle botteghe ai locali popolari.
Ma il ‘900 fu il momento della svolta.
Qualche anno prima, nel 1855, venne presentato a Parigi un sistema per ridurre i tempi di preparazione del caffè e, soprattutto per far attendere meno tempo i clienti al bancone del bar: l’espresso.
Dopo la comparsa all’esposizione universale di Parigi, molti ingegneri iniziarono a perfezionare questo metodo di estrazione, cercando di affinare i tempi e migliorare il gusto della bevanda estratta.
La prima macchina da caffè espresso fu brevettata da Luigi Bezzera, con un sistema di estrazione a vapore.
Nel 1948, Achille Gaggia creò il sistema che viene utilizzato ancora oggi: l’estrazione a pressione.
La macchina da caffè a pressione di Gaggia è quella che ha dato la consistenza al caffè che apprezziamo ancora oggi, denso e cremoso, dal sapore intenso e aromatizzato.
L’ennesima evoluzione fu nella caldaia orizzontale de La Pavoni, ideata da Giò Ponti. Egli rivoluzionò l’aspetto delle macchine da caffè, rendendole caratteristiche e particolari.
Il 1961 fu l’anno del sistema di circolazione termosifonica che permetteva di mantenere l’acqua calda a lungo, senza dover attendere per preparare ogni singolo caffè.
Nel 1933 fu ideata la Moka da Alfonso Bialetti, molto simile a quella che troviamo in quasi tutte le case del nostro paese.
Cosa rende così buono il caffè italiano
Imparare a fare l’espresso è una vera e propria arte.
Infatti si possono reiterare gli stessi gesti per un numero infinito di volte, ma la realtà è che per estrarre un caffè dal gusto eccezionale bisogna fare attenzione a tantissimi particolari.
I meno esperti pensano che basti acquistare una busta di caffè macinato, riempire il portafiltro e avvitare la Moka o attaccare il braccio alla macchina da caffè Made in Italy per sorseggiare una bevanda ben fatta.

Ma il gusto, la consistenza e i sentori aromatici sono il frutto di un lavoro lungo e impegnativo che parte dalla scelta della macchina da caffè fino ad arrivare alla selezione della miscela e alla tostatura dei chicchi.
Vediamo ogni singolo passaggio per capire cosa renda il caffè italiano più buono degli altri.
La tostatura dei chicchi di caffè
Uno degli elementi che caratterizza il caffè italiano è il processo di tostatura.
I chicchi di caffè, infatti, appena raccolti sono verdi e, allo stato naturale, hanno un sapore amarognolo che ricorda quello dell’erba.
Per imprimere alla polvere quel sapore gradevole e caratteristico che ci inebria appena entriamo in un bar, i chicchi vengono sottoposti alla torrefazione.
Cioè vengono cotti ad alte temperature, fino a che non si seccano e perdono il loro contenuto di acqua.
Con la torrefazione, inoltre, cambiano di volume e si alleggeriscono, assumendo anche il colore scuro al quale siamo stati abituati.
Nonostante l’Italia non sia un coltivatore di caffè, nella nostra penisola quello della torrefazione è un lavoro che viene fatto con estrema sapienza.
Da Nord a Sud esistono un gran numero di torrefazioni, capaci di imprimere ai chicchi di caffè un gusto eccezionale, con esperienza e artigianalità.
Si tratta di una eccellenza tutta italiana che conferisce ai chicchi il gusto che conosciamo, settando in maniera perfetta i macchinari.
La macinatura dei chicchi

Un altro aspetto che non può essere trascurato è la macinatura dei chicchi.
A seconda che venga utilizzata una macchina da caffè professionale o la moka tradizionale è necessario che la polvere abbia una grana diversa.
In genere, la macchina professionale richiede una grana più spessa mentre il caffè per uso casalingo deve essere tritato più finemente.
In commercio è possibile acquistare sia il caffè in grani che la polvere già macinata.
Tuttavia, sarebbe sempre meglio optare per il caffè in chicchi che reagisce meglio alle sollecitazioni esterne e mantiene le sue proprietà organolettiche inalterate per un periodo più lungo.
Agli amanti del caffè consigliamo sempre di procurarsi un macinacaffè così da macinare i chicchi sul momento e poter apprezzare appieno l’aroma del caffè.
Il pacchetto di caffè, infatti, una volta aperto, tende a deteriorarsi velocemente, perdendo le sue note di gusto.
Il tocco magico del barista
Come ti abbiamo accennato, la gestualità è fondamentale per estrarre un caffè calibrato in maniera ottimale.
Quando si tratta di preparare l’espresso, il barista deve gestire la macchina da caffè con molta precisione, dosando la giusta quantità di polvere, aspettando che la caldaia sia alla temperatura giusta, interrompendo l’erogazione prima che escano i residui della polvere.
Per imparare a preparare il caffè, bisogna fare molta esperienza.
Non è facile azzeccare tutto al primo colpo e, soprattutto, riuscire a reiterare il risultato.
Con il tempo si inizia a prendere dimestichezza con il macchinario, si capisce quanto tempo l’acqua e la polvere devono stare a contatto prima che si avvii l’erogazione, si riesce a valutare se qualcosa non è andato come doveva.
I meno esperti, a volte, tendono a sottovalutare passaggi come la pressione da imprimere sul caffé o la scelta dell’acqua.
Ma chi ha fatto del caffè un vero e proprio culto, sa che nulla va trascurato, nemmeno il modo di conservare il caffè.
La macchina da caffè di produzione made in Italy
Per chi sogna di preparare in casa propria il vero caffè italiano, la macchina da caffè è un elemento primario.
È proprio grazie ad una macchina da caffè di prima qualità che è possibile estrarre una bevanda dal gusto unico.
Avere un’apparecchiatura Made In Italy permette di ottenere un espresso perfetto ma anche di godere appieno di tutte le fasi della preparazione.
Si tratta di un vero e proprio rituale, fatto ci poesia, di storia e tradizione che viene tramandato fin dal 1900.
In tutto il mondo, infatti, quando si parla di caffè italiano, si pensa a quello preparato con la macchina da caffè professionale tradizionale, che si ritrova in un quarto dei bar diffusi nel pianeta.
Le macchine da caffè Made in Italy, infatti, detengono la maggior parte delle quote del mercato mondiale, con un fatturato di oltre 430 milioni di euro.
I paesi che riconoscono il pregio dei macchinari italiani sono la Germania, il Regno Unito, la Corea, la Cina e il Giappone.
Perché le macchine da caffè Made in Italy sono le migliori per preparare l’espresso?
Da sempre, il made in Italy è sinonimo di alta qualità dei materiali e di una attenzione maniacale a tutte le fasi di progettazione.
Le macchine da caffè a leva Pontevecchio sono realizzate in acciaio inox e ottone, per garantire una durata a vita ad ogni apparecchiatura.
L’attenzione alle fasi di assemblamento serve per assicurare che ogni componente sia perfettamente funzionale.
L’artigianalità dei prodotti è una sicurezza per il consumatore che può contare sulla maestria e l’esperienza dei nostri costruttori.
Oltre alla funzionalità, il made in Italy è anche un simbolo di design e di bellezza.
Le nostre macchine da caffè sono concepite come complementi d’arredo, in grado di valorizzare ogni angolo con eleganza. Se vuoi preparare un caffè italiano a regola d’arte, scopri i modelli di Pontevecchio. Solo così riuscirai a vivere tutta l’essenza e la ritualità del vero espresso Made in Italy.