Se sei un vero amante del caffè, saprai di certo che questa bevanda non si presenta sempre uguale, bensì è disponibile in diverse miscele, e una delle più amate in assoluto è senz’altro quella del caffè napoletano. Caratterizzato da un aroma forte e deciso, addolcito da suggestive note arabiche, questo caffè ha letteralmente stregato milioni di palati.
Noi che ci intendiamo di caffè possiamo assicurarti che sono molte le persone che, dopo aver assaporato quello napoletano, non sono più riuscite a tornare al caffè tradizionale, convertendosi definitivamente al gusto inconfondibile del caffè partenopeo. Un caffè talmente buono che, nei secoli passati, veniva addirittura considerato diabolico!
Per scoprire la storia del caffè napoletano, infatti, dobbiamo viaggiare a ritroso nel tempo e arrivare al XVIII secolo: un periodo storico in cui Napoli era dominata dagli spagnoli e dal Clero, nessuno dei quali amava particolarmente il caffè. Ma l’arrivo di una bellissima principessa austriaca cambiò le cose per sempre.
La storia del caffè napoletano
La origini del caffè napoletano si perdono nel tempo, rappresentando un affascinante connubio tra storia e leggenda. Quel che è certo è che, nel XVIII secolo, la città di Napoli iniziò a commerciare i primi chicchi di caffè grazie ai fiorenti scambi con i mercanti veneziani. Tale commercio, e il successivo consumo di caffè, veniva però osteggiato dal Clero, la cui influenza era particolarmente sentita. La Chiesa riteneva infatti che il caffè, con quel suo inquietante colore nero e gli effetti che produceva sulle persone, fosse una vera e propria “bevanda diabolica”, addirittura portatrice del malocchio!
Queste credenze superstiziose vennero però definitivamente spazzate via nel momento in cui il re del Regno di Napoli, Ferdinando di Borbone, sposò la bella Maria Carolina d’Austria, principessa di discendenza asburgica e grande amante del caffè, che era solita consumare abitualmente. Fu proprio lei a introdurre a corte l’usanza di berlo: una novità che, per ovvi motivi diplomatici, non poté in alcun modo essere scongiurata.
Questa, tuttavia, non è l’unica versione della storia. Secondo un’altra, a introdurre il caffè napoletano fu il musicologo Pietro Della Valle, che scoprì la “bevanda proibita” nel corso di un lungo viaggio in Terra Santa. Stando ad alcuni studiosi, invece, Napoli conobbe il suo caffè già nel 1450, quando la bevanda venne introdotta clandestinamente all’Università di Medicina di Salerno.
A prescindere da quale sia la verità, gli storici sono però concordi nell’affermare che il caffè napoletano conobbe una diffusione massiccia solo a partire dal 1800, anno in cui a Napoli iniziarono a comparire i primi caffettieri ambulanti, per merito dei quali questa bevanda iniziò a essere consumata da tutti. La domanda è: cosa rende il caffè napoletano tanto speciale?
Differenze tra caffè italiano e caffè napoletano
Per cogliere le differenze tra il classico caffè italiano e quello napoletano è sufficiente bere una tazza di quest’ultimo che, a differenza di quello tradizionale, presenta una decisa marcia in più, grazie al suo gusto particolarmente corposo.
Il segreto dell’aroma intenso del caffè napoletano, del resto, è da attribuire alla miscela con la quale viene preparato. I chicchi di caffè vengono infatti tostati a temperature più elevate e per un tempo maggiore, coniugando alla tradizionale qualità arabica percentuali di qualità robusta, la cui scarsa dolcezza viene compensata da una carica maggiore di caffeina.
Ed è proprio per merito della suddetta qualità robusta che il caffè napoletano si caratterizza per la presenza di una deliziosa crema in superficie, motivo per cui è necessario rigirarlo spesso con il cucchiaino, al fine di amalgamarla con la parte liquida sottostante.
La miscela, tuttavia, non rappresenta l’unico segreto del caffè napoletano. A renderlo così diverso da quello classico italiano intervengono infatti altri importanti fattori, che sono:
- Acqua: proveniente dalle sorgenti cristalline del Serino, site nei monti irpini, e a tutt’oggi riconosciuta come una delle acque più pure al mondo.
- Modo di servirlo: la tazza in cui viene tradizionalmente servito il caffè napoletano presenta una struttura bombata, che mantiene bollente la bevanda al suo interno. Questo è il motivo per cui viene servito insieme a un bicchiere d’acqua, che a Napoli è compreso nel servizio.
- Maestria dei baristi: il vero caffè napoletano viene preparato soltanto da baristi estremamente competenti nel mestiere, “figli” dei maestri caffettieri borbonici, dei quali hanno ereditato il talento e la competenza necessari a preparare il caffè.
- Tradizione: il caffè napoletano non è una semplice bevanda da consumare prima di andare in ufficio la mattina. È un vero e proprio rituale da assaporare rigorosamente in buona compagnia e ad ogni ora della giornata. Il napoletano medio beve la bellezza di cinque caffè al giorno e, spesso e volentieri, lascia un “sospeso”, ossia un tazza di caffè già pagata da offrire al primo fortunato che ne usufruirà.
Accanto a questi affascinanti segreti, tuttavia, ce n’è uno molto più semplice, che ha direttamente a che fare con la macchinetta con cui prepari il caffè. Del resto, non ci vuole un genio per capire che, se vuoi bere un buon caffè, dovresti farlo con la macchinetta giusta.
Le migliori in assoluto, a questo proposito, sono senz’altro le macchine a leva che, oltre a presentare un utilizzo piuttosto semplice e intuitivo, hanno il merito di funzionare attraverso un procedimento simile a quello di un motore a scoppio.
Grazie alla presenza della leva che dà loro il nome, infatti, gestire le varie fasi di estrazione del caffè diventa molto più facile ma, soprattutto, l’acqua nella caldaia rimane sempre pulita. In questo modo, non solo i condotti interni non si otturano, ma la qualità stessa del caffè si mantiene inalterata tazzina dopo tazzina.
Quindi, se vuoi gustare uno squisito caffè napoletano ogni volta che lo desideri, non ti resta che servirti della macchinetta giusta o, in alternativa, attenerti all’antica preparazione di questa bevanda, che prevedeva l’utilizzo della cosiddetta “cuccuma”.
Il caffè napoletano si fa con la cuccuma
“Cuccuma” è il nome con cui viene designata la caffettiera napoletana. A progettarla fu l’inventore francese Jean-Louis Morize, che la realizzò nel lontano 1819. La sua struttura, rimasta a tutt’oggi pressoché inalterata, è composta dalle seguenti parti:
- la caffettiera vera e propria, provvista di maniglia e beccuccio;
- il serbatoio dell’acqua;
- il serbatoio del caffè;
- il filtro per chiuderlo;
- il coperchio.
La cuccuma, o cuccumella, trae il proprio nome dall’espressione napoletana usata per definire i vasi di rame o terracotta: questo perché il materiale originario della caffettiera napoletana era proprio il rame. A partire dal 1886, tuttavia, esso viene sostituito dall’alluminio, più pratico e gestibile.
Il vero punto di forza della cuccuma, infatti, è dato dalla sua capacità di evolversi e modificarsi per mantenersi al passo con i tempi, senza tuttavia tradire il suo design originale.
Un esempio di questa sua peculiarità è dato dalle moderne cuccumelle in acciaio che, pur mantenendo inalterata la struttura tradizionale, vengono realizzate con un materiale idoneo all’attuale piano cottura a induzione. A rimanere invariata, invece, è la preparazione del caffè napoletano, oggetto di una procedura molto precisa.
Come fare il caffè napoletano
Sapere come si fa il caffè napoletano è d’importanza fondamentale se desideri goderti appieno questa squisita bevanda. Per assaporare il suo autentico aroma, infatti, devi innanzitutto procurarti la miscela giusta: quella in formato granulare venduta nelle torrefazioni di un certo pregio.
Una volta che sarai entrato in possesso dell’ingrediente fondamentale, dovrai semplicemente macinarlo e inserirlo nell’apposito serbatoio, avvitandolo con il filtro. Successivamente, riempi anche quello dell’acqua prestando attenzione al limite indicato e infila al suo interno il serbatoio del caffè.
Se avrai seguito correttamente questi primi passaggi, ti ritroverai con una sorta di “corpo unico”, pronto da scaldare sul fornello in posizione capovolta, ossia con il beccuccio orientato verso il basso. Non appena vedrai fuoriuscire acqua o vapore dal forellino del serbatoio, dovrai infatti capovolgere la cuccuma per fa sì che l’acqua bollente cada sul caffè in polvere.
Un ulteriore tocco di classe consiste nella creazione del cosiddetto “cuppetiello”: un cono di carta con il quale andrai a coprire il beccuccio della caffettiera, al fine di non disperdere l’aroma del tuo caffè che, una volta che l’acqua sarà scesa completamente, sarà finalmente pronto a essere servito!
Quindi, ora che sai come preparare un buon caffè napoletano con la cuccuma, cosa aspetti a regalare ai tuoi sensi questo raffinato nirvana? E ricordati che, come non ci stancheremo mai di ripetere, se vuoi bere un buon caffè dovresti farlo con la macchina giusta, motivo per cui t’invitiamo a scoprire la macchina da caffè adatta a te!